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Libertà 03-02-15 - Rischio Idrogeologico - aumentato del 10% in un anno

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(crib) Sarà lui, assieme al direttore Massimo Bonacini, a bussare alle porte di Palazzo Chigi assieme ai maggiori enti di Bonifica italiani. Il presidente del Consorzio di Bonifica di Piacenza, Fausto Zermani, non vuole farsi sfuggire l' occasione di un' apertura del Governo verso il tema del dissesto. «Chi meglio di noi può parlare di prevenzione, dal momento che è l' attività che svolgiamo ogni giorno? È nel nostro dna».
«PRIORITÀ ALLA QUALITÀ» - La discesa a Roma del Consorzio, armato di dati e "slide", sarà un atto importante per il territorio. «Il Governo ha dimostrato un' attenzione particolare nei confronti del dissesto idrogeologico ma la cosa non ha altro che valorizzare il lavoro da noi svolto in tanti anni - afferma Zermani -. Grazie al nostro continuo monitoraggio, abbiamo già pronti gli interventi da realizzare, con tanto di progetto. I Consorzi sono gli unici enti chiamati ad effettuare la manutenzione ordinaria e per questo sono stati rivalutati per la loro opera di prevenzione silenziosa. Certo, non basta pulire i canali ma mettere l' uomo al centro dell' azione di tutela: dove manca la presenza umana, ci si deve preparare a una situazione territoriale incontrollabile. Il dissesto è un fenomeno naturale».
finanziamenti - Ma che possibità c' è che gli interventi presentati a Roma si traducano in realtà? «C' è una buona possibilità che i finanziamenti si trovino - dichiara il presidente -. Il problema vero è la suddivisione tra Nord e Sud Italia. Spesso i finanziamenti vengono dirottati al Sud e ritornano al Nord solo quelli che non sono stati utilizzati. Invece, bisognerebbe fissare una priorità di interventi in base alla loro qualità, non alla distribuzione geografica».
AMPLIAMENTO - Intanto Zermani propone ora un nuovo tipo di prevenzione sostenibile, che il Consorzio sarebbe già pronto ad affrontare.
«Abbiamo chiesto alla Regione di firmare una convenzione per consentirci di gestire una serie di corsi d' acqua, i cosiddetti colatori naturali attualmente esclusi dalla rete consortile. Si tratta di corsi d' acqua a metà strada tra un canale e un torrente. Anche qui, in caso di abbandono, i danni idrogeologici potrebbero essere elevati. Così, abbiamo richiesto di poter manutenere anche questa serie di canali, che si trovano sia in pianura, sia in montagna. La nostra proposta risale allo scorso novembre e, per ora, è rimasta sul tavolo della Regione a causa del cambiamento di giunta. Ma siamo fiduciosi che anche questi rivi possano essere inclusi, vista la finalità, nella gestione consortile». Un impegno che si aggiunge a quello già rilevante di manutenzione della rete di canalizzazione. «È vero, ma questo ci consente di spendere un decimo di quello che saremmo altrimenti costretti a sborsare in caso di danno idrogeologico. Non si può agire che con la prevenzione e ogni qualvolta capitano disastri e disagi, questi lasciano un senso di tristezza nella gente, che non si accontenta di avere i danni ripagati ma vuole vivere in un luogo sicuro».

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