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Comprensorio irriguo di pianura

Indice articoli

comprensorio irriguoL’irrigazione costituisce una delle attività principali e fondamentali del Consorzio, in quanto la pianura padana è caratterizzata da estati calde, con piogge scarse e mal distribuite, così che occorre portare sul terreno molta altra acqua, attingendola dai fiumi e dai fontanili, facendola arrivare sui campi tramite la fitta rete di canali. Questa irrigazione rappresenta l’indispensabile pratica tecnologia di antica origine e tradizione, necessaria ad attenuare le conseguenze negative dovute a scarse precipitazioni: è indispensabile per far fronte alla siccità oltre che a garantire lo sviluppo delle produzioni di eccellenza che caratterizzano il territorio piacentino. Nei mesi estivi, di maggiore criticità idrica, il Consorzio di Bonifica preleva acqua dalle dighe o, tramite gli impianti di sollevamento, dal fiume Po e la distribuisce nella rete di canali per irrigare i campi contribuendo allo sviluppo vegetativo delle culture. L’orticoltura piacentina ha una posizione determinante nelle colture idroesigenti e costituisce uno dei distretti più importanti del Nord Italia per la coltivazione e la trasformazione del pomodoro che per la sua produzione di altissima qualità è addirittura chiamato “oro rosso” e nella produzione di mais, fagiolini ed ortive in genere, colture di alto pregio destinate al comparto agroalimentare. La disponibilità di acqua è la precondizione per fare agricoltura di qualità e di conseguenza un agroalimentare di eccellenze può essere garantito solo se il settore che lo produce è messo nelle condizioni di essere competitivo. Il sistema della bonifica può dunque diventare un modello di sviluppo dove agroalimentare ed ambiente hanno un ruolo da protagonisti per la crescita. La carenza estiva di risorsa idrica per l’irrigazione delle colture idroesigenti, presenti sempre in maggior superfici nell’ambito delle varie zone irrigue del comprensorio di bonifica, ha portato il Consorzio a proporre lo sviluppo di progetti di ricerca dei sistemi di risparmio idrico quali Irriframe, con la sperimentazione in campo delle tecnologie più avanzate.

Le funzioni che il Consorzio esercita nel settore dell’irrigazione possono essere raggruppate nelle seguenti categorie:

  • Esecuzione di opere ed impianti pubblici di adduzione, raccolta e distribuzione di competenza statale;
  • Esecuzione ed opere comuni a più fondi di competenza privata obbligatoria;
  • Manutenzione ed esercizio di tutte le opere;
  • Assistenza alla proprietà consorziata.

Lo schema irriguo gestito dal Consorzio di Bonifica di Piacenza è strutturato in quattro distretti irrigui divisi in base alle fonti di approvvigionamento della risorsa idrica. Con il termine distretto irriguo s'intende la totalità delle infrastrutture idrauliche necessarie alla distribuzione di acqua a scopo irriguo.

Il distretto è composto da una o più fonti di approvvigionamento dalle quali, tramite opere di presa, diparte la rete adduttrice principale che alimenta la rete secondaria a servizio dei comizi. Infine, la rete terziaria o di distribuzione comiziale provvede, tramite le ramificazioni finali adacquatrici, alla distribuzione all'interno dei comizi.

Il territorio irriguo occupa gran parte della pianura piacentina suddivisa da ovest ad est nei rispettivi 4 distretti: Distretto Val Tidone, Distretto Val Trebbia, Distretto Basso Piacentino e Distretto Val d’Arda.

Lo schema irriguo è composto dalle infrastrutture classificate in base alle funzioni:

  • Le fonti di approvvigionamento
  • Le opere di presa
  • Le stazioni intermedie di sollevamento
  • I manufatti di riparto
  • La rete delle canalizzazioni (a sua volta classificata a seconda delle funzioni di adduzione e distribuzione)
  • I manufatti per la distribuzione

L’attività irrigua garantisce inoltre molteplici funzioni ambientali, tra le quali:

  • il ritorno naturale della risorsa idrica nel ciclo naturale, senza costi di depurazione e la ricarica delle acque di falda
  • il mantenimento dell’ambiente, tutelando l’ecosistema naturale (flora e fauna) presente nei canali e negli invasi e la salvaguardia del paesaggio rurale, con la conservazione delle colture irrigue tradizionali
  • un terreno umido che conserva la sostanza organica, la fertilità del suolo, la primaria importanza dell’ecosistema delle piante e contrasta la progressiva trasformazione del terreno da fertile in deserto per i cambiamenti climatici e/o geologici, e l’erosione delle parti superficiali del terreno stesso, dovuta all’azione di agenti atmosferici
  • la presenza di un’agricoltura fiorente nel territorio, elemento importante di stabilità sociale ed economica

L’attività irrigua si realizza attraverso 2400 km di canali, tra promiscui, di scolo ed irrigui. Nel territorio della bassa Val Tidone sono irrigati circa 13.000 ettari, nella pianura del Trebbia sono irrigati circa 30.000 ettari, nel Basso Piacentino 26.600 ettari ed infine nella Bassa Val d’Arda 14.200 ettari.

Il Consorzio di Piacenza nel 2014 inoltre ha avviato un programma di attività finalizzate a incrementare ed integrare i sistemi di telecontrollo del proprio schema irriguo in tutti i distretti. L’utilizzo della tecnologia e l’acquisizione dati in tempo reale delle diverse variabili in gioco, permette infatti di rendere il SIS più performante rispetto alla capacità di fornire scenari di valutazione degli effetti sulle decisioni da assumere specie nelle situazioni di criticità (scarsità della risorsa, siccità).

 

 

Distretto irriguo Area territoriale (km2)

Area attrezzata

(km2)

Area irrigata

(km2)

Volume medio

(m3/anno)

Rete di canali

(km)

Tidone 140 104 18 12.000.000 385
Trebbia 228 224 114 31.000.000 640
Arda 156 130 40 12.000.000 360
Basso Piacentino 68 56 34 30.000.000 254
Totale 592 514 206 85.000.000 1.639

     Aree omogenee

BACINO ETTARI IRRIGATI DA CANALI CONSORTILI
Tidone
  1. 000 ha
Trebbia
  1. 000 ha
Basso Piacentino
  1. 600 ha
Arda
  1. 200 ha
Totale
  1. 83.800 ha
Ettari irrigati dai canali consortili

DISTRETTO IRRIGUO VAL TIDONE

La zona irrigua dell’area Tidone si estende dalla diga del Molato sino al fiume Po; vengono utilizzate le acque superficiali e di subalveo del torrente Tidone in forza della concessione di grande derivazione, disponendo anche della derivazione dal torrente Rio Sarturano e vengono distribuite in un territorio esteso per circa 13.000 ettari. La derivazione consente di accumulare acqua nel bacino artificiale della Diga del Molato ubicato nel comune di Nibbiano.

La diga è ad archi multipli, nella sua parte centrale è costituita da 17 voltine in calcestruzzo armato sostenute da sedici speroni intermedi, confinati lateralmente da due spalle a gravità massiccia. E’ alta 55,50 mt ed ha una capacità d’invaso di 8,5 milioni di mc. La diga consente l’accumulo e la regolazione delle acque del torrente Tidone per l’irrigazione dei terreni della Val Tidone e della Val Luretta, consentendo in un futuro di integrare la captazione dai pozzi ad uso idropotabile a servizio delle esistenti reti acquedottistiche dei Comuni delle due valli, nonchè la produzione di energia elettrica. La diga costituisce inoltre un potenziale centro di attrazione turistica della vallata.

Ai fini irrigui competono al Consorzio:

a) la grande derivazione di acqua del Torrente Tidone;

b) la derivazione di acqua del Fiume Po;

c) la derivazione di acqua del Rio Sarturano;

d) i lavori periodici per convogliare le acque del Torrente Tidone alle opere di presa irrigua;

e) la manutenzione della analizzazione principale e secondaria di distribuzione dell’irrigazione e di scolo ;

f) la manutenzione degli impianti irrigui di sollevamento realizzati nel 1963 (Pievetta, Caramello, Borgonovo R.D.B., Borgonovo Bruso);

g) la manutenzione delle condotte in pressione realizzate nella Val Tidone per la distribuzione irrigua e precisamente:

- condotta Pianello – Borioni                                      km. 5,850

- condotta dell’Agazzano                                            km. 7,142

- condotta del Battibò                                                km. 6,800

- condotta impianto di sollevamento acque dal Po     km 16,15

L’irrigazione di una parte del comprensorio della Val Tidone può usufruire dell’impianto di sollevamento delle acque del Po costituito dalle seguenti strutture:

  • centrale della Pievetta in Comune di Castel S.Giovanni
  • centrale di Caramello in Comune di Castel S.Giovanni da dove è possibile alimentare i canali irrigui 6^ Rio Grande (per caduta naturale) e 2^ Moretta (mediante separato sollevamento meccanico) e rilanciare la portata derivata dalla centrale di Pievetta alla stazione denominata R.D.B. in comune di Borgonovo;
  • centrale RDB in comune di Borgonovo da dove è possibile alimentare per caduta naturale i canali irrigui 3^ 4^ e 5^ Rio Grande e 2^ Rio Scotto e rilanciare alla successiva stazione di Bruso le acque provenienti da Caramello;
  • centrale di Bruso in comune di Borgonovo da dove è possibile alimentare per caduta naturale i canali irrigui 2^ Rio Grande e 1^ Moretta e rilanciare alla vasca ubicata in località Rio di Castelnuovo inComune di Borgonovo le portate provenienti dalla centrale R.D.B. Da questa vasca è possibile alimentare per caduta naturale i canali irrigui denominati 1^ e 3^ Rio Scotto

L’irrigazione di una parte del comprensorio della Val Tidone, può usufruire anche delle acque del fiume Po mediante l’impianto di sollevamento Pievetta in Comune di Castel S. Giovanni, recentemente ristrutturato e potenziato, cinque successive stazioni di sollevamento consentono di rilanciare le acque sino alle aree irrigue del Comune di Borgonovo Val Tidone.

Nell’anno 2013 sono stati ultimati i lavori relativi agli interventi di ristrutturazione e miglioramento funzionale delle canalizzazioni in pressione “Agazzano” e “Battibò” nei Comuni di Nibbiano, Pianello, Agazzano e Borgonovo Val Tidone. Ha uno sviluppo complessivo di circa m 20.722 ed è costituita da una tubazione con diametro pari a 600 mm. La condotta è stata ufficialmente inaugurata con un importante evento presso la diga del Molato, il 17 Giugno 2013.

 inaugurazione

Inaugurazione condotta Agazzano-Battibò

Nel 2013 è stata modificata la modalità gestionale, prediligendo per la zona limitrofa al fiume Po, l’utilizzo di acqua proveniente dall’impianto di sollevamento di Pievetta, e per la restante parte del comprensorio irriguo, l’invaso della diga. Inoltre, è stata effettuata un’attività di distribuzione di acqua di raccolta dal torrente Tidone presso i laghetti aziendali per 318,134 mc nella fase di pre-irrigazione e la posa di tubazioni nel canale Medarda, canale Tavernago-Tuna e Bruso, lungo la pista ciclabile.

irrigazione tidone

Irrigazione in Val Tidone

traversa lentino pievetta


DISTRETTO IRRIGUO VAL TREBBIA

Vengono utilizzate le acque superficiali e di subalveo del fiume Trebbia in forza della concessione di grande derivazione

Il numero dei canali che si dipartono dagli adduttori principali denominati Rio Comune di Destra e Rio Comune di Sinistra è rispettivamente di 24 e 15.

Ai fini irrigui al Consorzio competono:

  • la grande derivazione di acqua dal fiume Trebbia e la gestione delle relative opere di presa, infatti Il Consorzio di Bonifica di Piacenza è titolare della concessione assentita con D.M. LL.PP. n. 7043 del 10.12.1931 di derivazione di acqua pubblica superficiale ad uso irriguo dal Torrente Trebbia, nei Comuni di Rivergaro e Gazzola.
  • i lavori periodici per convogliare le acque del fiume alle opere di presa irrigua;
  • i due adduttori principali denominati Rio Comune di Destra e Rio Comune di Sinistra;
  • i rapporti con l’AMGA di Genova per il rilascio di un volume di acqua pari a 2,5 milioni di mc dalla diga del Brugneto

 irrigazione trebbia

Nello specifico le quantità d’acqua derivabili corrispondono a massimi moduli 60 (6000 l/sec), medi moduli 40 (4000 l/sec) e minimi moduli 20 (2000 l/sec), con usi irrigui ed azionamento degli opifici e il comparto irriguo servito dalla derivazione in parola è stato individuato tra le “aree che presentano deficit di bilancio idrico” come riconfermato con D.G.R. dell’Emilia Romagna n. 1318 del 26.07.2010.

rio dxIl bacino irriguo del Trebbia si estende su 22.757 ettari e si articola in due sub-bacini di superficie quasi uguale:

  • Destra 11.013 Ha
  • Sinistra 11.744Ha

Le derivazioni delle acque dal fiume Trebbia a mezzo dei tre rivi dispensatori: - Rio Comune di Destra in località Cà Buschi in Comune di Rivergaro, Rio Comune di Sinistra in località La Caminata in Comune di Gazzola e Rivo Villano in località S. Agata in Comune di Rivergaro, - sono state realizzate, come gli anni precedenti, con l’ausilio di arginature in ghiaia nell'alveo del fiume Trebbia

 

 


Cenni storici sulla Traversa di Mirafiori

Il Traversante Trebbia a Mirafiori e la condotta piacentina delle acque

Per derivare le acque di subalveo già raccolte nelle prese a S.Agata (Rivergaro), a Cà Buschi (Gossolengo) e a La Caminata (Gazzola), che alimentano la condotta piacentina delle acque di destra e sinistra Trebbia, venne ideata un’opera idraulica nella seconda metà dell’ottocento, nei pressi di Mirafiori di Rivergaro, per incrementare le portate irrigue derivate nel periodo estivo da sempre caratterizzato dalle magre del fiume e dall’esiguità della risorsa idrica in relazione ai fabbisogni espressi dal territorio.

Le originarie Società di Rivo, organismi fondati su meccanismi dell’ancien regime che spesso derivavano le acque superficiali direttamente dal Trebbia in forza di antichi usi e diritti di origine medioevale, nella seconda metà dell’Ottocento si costituirono in Società per cooperare nella gestione e nel riparto delle spese da sostenere fra i diversi proprietari terrieri, in base alle quote delle acque utilizzate. In Val Trebbia si costituì la Società del Traversante tra diverse Società di Rivo ed il Comune di Piacenza, finalizzata ad aggregare risorse per sostenere il progetto e la costruzione dell’opera. Negli anni 30 del Novecento le Società dei Rivi applicando le nuove legislazioni, si costituirono prima in Consorzi di miglioramento fondiario e poi in Consorzi di Bonifica.

Dall’epoca medievale al 1950, gli utenti della campagna portatori di istanze irrigue furono sempre subordinati al ruolo del Comune di Piacenza che in forza degli antichi diritti medievali sulla condotta, impose il governo e le regole d’uso delle acque derivate da Trebbia, privilegiando le esigenze igieniche ed industriali urbane. Nel secondo dopoguerra, quando venne meno la necessità della città di Piacenza di disporre delle acque di Trebbia, sostituite dal nuovo utilizzo di energia motrice elettrica e dal sistema fognario moderno, il Comune di Piacenza cessò di esercitare la supremazia all’uso delle acque.

La cronologia ha permesso di suddividere la storia del Traversante in quattro periodi: il periodo di ideazione e costruzione nella seconda metà dell’Ottocento, le esigenze di modernizzazione fra gli anni 1920-1940, la fase di specializzazione irrigua della Condotta piacentina dagli anni ’50 agli anni ’80, fino alle recenti politiche ambientali degli anni 2000 che introdussero elementi regolatori di tipo ecologico sulle portate derivabili.

La Traversa venne ideata nella seconda metà dell’Ottocento su iniziativa degli agricoltori per incrementare la quantità delle acque derivate da Trebbia da sempre scarse nei mesi estivi. L’opera venne costruita grazie alle politiche del primo Stato unitario di sostegno all’agricoltura. Il Traversante venne progettato dall’Ing. Cesare Valerio di Torino, esperto di problemi idraulici, indicato da Camillo Benso Conte di Cavour. I lavori vennero finanziati con un prestito dellaCcassa Depositi di Milano, autorizzato con decreto reale nel 1864 concesso alla Provincia di Piacenza e restituito dagli utenti riuniti nella costituita Società per il Traversante: le politiche Unitarie favorirono l’aggregazione degli agricoltori in forme di associazionismo di scopo. Fra gli anni 1920-1940 le istanze degli agricoltori iniziarono a entrare in conflitto con le istanze della società: i nuovi usi delle acque per i fabbisogni energetici e l’incremento della domanda per usi potabili. Furono gli anni del Consorzio Ligure e Piacentino nato per mediare le diverse istanze di Piacenza e Genova sulle acque del Trebbia, con lo scopo di accompagnare la costruzione delle dighe e di regolare le concessioni statali di derivazione.

In quel contesto gli agricoltori associati nelle Società dei Rivi incaricarono tecnici ed ingegneri (Veneziani, Gregori, Manfredi) per progettare la modernizzazione del sistema irriguo. L‘idea di progetto era quella di concentrare presso S.Agata di Rivergaro, a monte del sistema di prese esistenti, l’unica opera di derivazione dalla quale un grande canale dispensatore avrebbe alimentato la parte di destra fino a Cà Buschi e con un sifone la parte di sinistrala parte sinistra. La grande derivazione (il progetto era dimensionato per derivare circa 17 mc/s, sapendo che le portate medie estive presso Rivergaro erano di circa 4 mc/s) contava di poter disporre delle acque invasate nei serbatoi che si sarebbero realizzati sull’asta del Trebbia.

Le istanze del settore agricolo piacentino furono superate da quelle della città di Genova portatrice di domanda nei settori energetici e potabili. Del programma che comprendeva sei invasi venne realizzato solo ciò che prevedeva l’uso potabile (Brugneto) ed idroelettrico (Brugneto e Boschi) delle acque degli affluenti del Trebbia.

La costruzione del Traversante di Mirafiori fu sollecitata dagli agricoltori con iniziativa privata fin dal 1840 ma venne costruita solo in seguito alla costituzione del Regno d’Italia e grazie al sostegno dello Stato Unitario al settore agricolo.

Dal 1816 al 1847 il governo del Ducato di Parma e Piacenza venne retto da Maria Luigia d’Austria che intraprese importanti riforme amministrative, mantenne l’impianto del Codicenapoleonico e promosse importanti cantieri di opere pubbliche ed infrastrutture. Il clima culturale era quello che stava preparando la stagione Risorgimentale. Il 17 marzo 1861 venne proclamato il Regno d’Italia. Dopo soli due mesi, il 18 maggio il Consiglio Provinciale di Piacenza deliberò di svolgere studi per derivare le acque di sub-alveo del Trebbia ed istituì una apposita Commissione. Su consiglio di Camillo Cavour, l’Ing. Cesare Valerio (1820-1873) di Torino venne nominato progettista dell’opera ed il successivo 13 settembre 1862 il Consiglio approvò il progetto. Vittorio Emmanuele II con il Decreto 3 aprile 1864, ai sensi dell’art. 181 della legge 23 ottobre 1859 approvò la contrazione del mutuo della Provincia di Piacenza con la Cassa Depositi di Milano per l’importo di 350.000 lire a finanziamento dell’opera. Il Consiglio Superiore dei lavori pubblici con il voto del 16 giugno 1864, n. 409/200 approvò il progetto del Traversante.


DISTRETTO IRRIGUO BASSO PIACENTINO

I principali indicatori dello schema irriguo Basso Piacentino, possono essere sintetizzati:

  • Distretto:Basso Piacentino
  • Fonti e concessioni:
    • Fiume Po, derivazione S. Nazzaro (Monticelli d’Ongina)5,00 m3/s
    • Superficie territoriale:6.844 ha
    • Superficie attrezzata in totale (dato SIGRIA):5.635 ha
      • Superficie attrezzata valle (dato SIGRIA) ha
      • Superficie attrezzata monte (dato SIGRIA)ha
    • Superficie irrigata:3.725,98 ha
    • Rete canalizzazione :245,55 km
    • Rete canalizzazione principale:44,39 km
    • Rete canalizzazione secondaria:146,81 km
    • Rete canalizzazione distribuzione:63,34 km
    • Volume medio annuale complessivo derivato:30 * 106 m3

Il Distretto

Il distretto irriguo venne progettato negli anni ’50 in un ambito compreso entro il Consorzio di Bonifica del Basso Piacentino.

Il distretto è situato nel territorio della pianura est di Piacenza, compresa fra le latitudini 45°7’24”N – 44°57’37”N e le longitudini 9°52’34”E – 10°2’43”E.

Le dimensioni massime del distretto misurano 14,00 km nel senso N-S e 10,35 km nel senso O-E.

Il territorio pianeggiante si estende sulla superficie complessiva di 6.844 ha. E’ posto fra il torrente Chiavenna (ovest) ed il colatore Fontana Alta (est). A nord è delimitato dall’argine maestro di Po (quota media del piano campagna, 39,00 m s.l.m.m.), a sud dalla strada provinciale Piacenza - Cortemaggiore (quota media del piano campagna, 52,00 m s.l.m.m.). La pendenza media dei terreni nel senso N-S è di circa lo 0,9 per mille.

Lo schema del distretto comprende due ambiti denominati “valle” e “monte”.

La superficie attrezzata irrigabile è pari a 5.635 ha:

  • ambito “valle” con superficie attrezzata irrigabile di 3.449 ha;
  • ambito “monte” con superficie attrezzata irrigabile di

Lo schema idraulico comprende un sistema di presa a fiume con vasca di arrivo ed impianti di sollevamento, il reticolo delle canalizzazioni articolate in canali principali, canali secondari e canali irrigatori. La quota media del distretto pressoché pianeggiante, impone la regolazione artificiale dei livelli idrometrici, mediante un articolato insieme di impianti ausiliari di sollevamento ed un insieme di nodi idraulici regolati con paratoie, il cui funzionamento telecontrollato è assicurato da un centro di controllo.

 

Le fonti e le concessioni di grande derivazione

La seguente tabella illustra i termini e i quantitativi delle Concessioni di derivazione d’acqua pubblica ad uso irriguo rilasciate dallo Stato al Consorzio di Bonifica:

 

  Concessioni di derivazione d'acqua pubblica ad uso irriguo 
ACQUA PUBBLICA COMUNE CONCESSIONE QUANTITA' LOCALITA' PRESA
fiume Po Monticelli d’Ongina Derivazione San Nazzaro massima di moduli 50 Scazzola

Fonte: Consorzio di Bonifica di Piacenza.

Le opere di presa: l’impianto di sollevamento presso la località San Nazzaro e il sistema di mandata

L’opera principale è relativa alla presa d’acqua dal fiume Po, ubicata in sponda destra del fiume, presso San Nazzaro nel Comune di Monticelli d’Ongina. L’opera è costituita da una darsena, un edificio pompe e una vasca di carico e di dissabbiamento dalla quale si partono due condotte di mandata che attraversano l’argine maestro del fiume Po convogliando le acque in una vasca di distribuzione nella rete di canalizzazione. A fianco delle due condotte di mandata, nel punto più alto, sorge un edificio detto “cabina pompe vuoto” ove sono istallate elettropompe, casse di espansione per l’aria e l’acqua, elettrovalvole e tubazioni varie necessarie per eliminare l’accumulo di aria nelle condotte di mandata ed assicurare il pieno rendimento del sistema. Adiacente alla vasca di arrivo delle acque, su un’area di circa 10 mila metri quadrati sono dislocati gli edifici della cabina di trasformazione per le elettropompe ed i servizi ausiliari, una palazzina a due piani fuoriterra per gli uffici operativi decentrati (personale tecnico e operaio, servizi e sala riunioni) del Consorzio e per la sala centrale del sistema di telecontrollo e per un’abitazione di guardiania degli impianti, un capannone di circa 450 metri quadrati adibito a magazzino e officina operativa a servizio degli operai e mezzi d’opera consortili.

Le stazioni intermedie di sollevamento

Per assicurare le quote di invaso della rete irrigua, il sistema idraulico a supporto della canalizzazioni comprende:

  • 12 impianti di sollevamento sussidiari con portate comprese in 0,10/1,5 m3/s e con prevalenze comprese da 1 a 2 metri;
  • 13 sbarramenti con paratoie formanti invasi delle canalizzazioni dai quali prelevano acqua piccoli impianti sussidiari per alimentare il reticolo dei canali posti alle quote appena più elevate dei terreni e differenziate rispetto alle quote medie del piano campagna.

Tutto il sistema è regolato da telecontrollo ed automazioni in ragione delle quote altimetriche e dei livelli idraulici degli invasi della rete.

: Elenco delle stazioni intermedie di sollevamento
NUMERO Nome Potenza
(kW)
Prevalenza max
(m)
Portata Massima
(m3/s)
Pompe
(n)
Bacino Anno Comune Foglio Mappale
1 BAROLI 4,50 2,20 0,13 1 BAROLI 1956 SAN PIETRO IN CERRO 3 4
3 BOSCHI 47,00 1,80 1,60 3 BOSCHI 1956 MONTICELLI 26 128
4 POLIGNANO 44,00 1,80 1,50 2 POLIGNANO 1956 SAN PIETRO IN CERRO 10 155
5 ROVERE 27,00 2,35 0,80 1 ROVERE 1966 CAORSO 33 64
6 SANTINA 25,00 13,00 0,60 3 SANTINA 1966 CAORSO 37 101
7 VALMONTANA 4,50 2,70 0,10 1 VALMONTANA 1956 MONTICELLI 16 160
8 BENEFICIO 8,00 2,50 0,22 1 BENEFICIO 1956 CASTELVETRO 6 544
9 BERNINI 8,00 2,50 0,22 1 BERNINI 1956 MONTICELLI 14 322
10 BABINA 4,50 2,70 0,10 1 BABINA 1956 CASTELVETRO 4 324
11 VOLPARO 8,50 1,40 0,40 1 VOLPARO 1956 MONTICELLI 22 96
12 POMELLO 3,30 0,95 0,14 1 POMELLO 1956 CASTELVETRO 11 404
13 CARAVAGGIO 15,00 4,00 0,15 1 LA MORTA 2009 CASTELVETRO 13 98

Fonte: Consorzio di Bonifica di Piacenza. Per la codifica del Consorzio il numero 2 è attribuito all’impianto di sollevamento principale.

La canalizzazione

Lo sviluppo complessivo della rete irrigua a servizio del distretto è pari a circa 254 km. Si riporta di seguito l’estrazione dei dati dal database Consortile, suddividendo la canalizzazioni negli attributi IR1, IR2 e IR3 rispetto alle funzioni di adduzione (IR1), di distribuzione principale (IR2) e distribuzione secondaria (IR3). La tabella reca l’ulteriore suddivisione in tipologie “a fondo naturale”, propria della canalizzazione in terra, e “tombinata”, intendendo per essa particolari forme di tubazioni in calcestruzzo, polietilene o acciaio.

  Tipologia e lunghezze della canalizzazione irrigua
CLASSIFICAZIONE FONDO NATURALE
(m)
TOMBINATO
(m)
TOTALE
(m)
IR1 34.760,43 9.636,91 44.397,34
IR2 115.827,54 30.983,29 146.810,83
IR3 55.416,09 7.933,13 63.349,21
Totale complessivo 206.004,06 48.553,33 254.557,39

Fonte: Consorzio di Bonifica di Piacenza.

La stessa rete espressa in termini percentuali sulle lunghezze, presenta circa l’81% dello sviluppo, con caratteristiche a fondo naturale e circa il 19% con sezioni di tipo impermeabilizzato:

  Tipologia e lunghezze della canalizzazione irrigua
CLASSIFICAZIONE FONDO NATURALE
(%)
TOMBINATO
(%)
TOTALE
(%)
IR1 13,66 3,79 17,44
IR2 45,50 12,17 57,67
IR3 21,77 3,12 24,89
Totale complessivo 80,93 19,07 100,00

Fonte: Consorzio di Bonifica di Piacenza.

L’espressione in termini percentuali è funzionale alla verifica delle perdite del sistema distributivo. Le canalizzazioni, rispetto alle portate derivate, allorché abbiano a percorrere le lunghezze del reticolo, producono rilasci in falda di volumi d’acqua.

In termini ambientali questi rilasci determinano esternalità positive ma, ai fini irrigui, questi volumi costituiscono una sottrazione alla capacità del servizio, riducendo il rendimento della rete.

I dati disponibili presso il Consorzio, desunti dalle prassi delle gestioni irrigue effettuate nel corso degli anni, che tengono conto delle registrazioni dei volumi derivati e dei volumi consegnati alle aziende, confermano i valori desumibili dalla bibliografia del settore. Date le condizioni della rete, la natura dei suoli presenti e le diverse condizioni ambientali, i fattori di riduzione del rendimento sono così quantificabili:

  • perdite medie dei canali in terra= 40-50% del volume derivato
  • perdite medie dei canali tubati= 10-20% del volume derivato
  • perdite medie per reti interne alle aziende= 3-5%

DISTRETTO IRRIGUO VAL D’ARDA

Il comparto irriguo della val d’Arda è costituito da quella parte della provincia di Piacenza che è delimitata dai torrenti Riglio e Ongina e che ha come limite settentrionale la linea di confine con la Bonifica del Basso Piacentino e meridionale la chiusura di Castell’Arquato.

Il suddetto comprensorio, dalla forma pressoché triangolare, si presenta come un piano inclinato verso il Po, solcato da occidente a oriente dagli alvei dei torrenti Riglio, Chero, Chiavenna, Arda ed Ongina, tributari di destra del Fiume stesso e comprende i comuni di Alseno, Cadeo, Carpaneto, Castell’Arquato, Cortemaggiore e Fiorenzuola.

Il torrente Arda rappresenta il maggiore dei corsi d’acqua interessanti il territorio consortile. Esso ha origine da una corona di monti dell’Appennino piacentino che raggiungono l’altitudine di 1.300 m sul livello del mare e comprendono da Ovest ad Est il Monte Santa Franca, il Monte Menegosa, il monte Lama, il monte Groppo ed il monte Carameta, i quali racchiudono e delimitano a Sud il bacino imbrifero superiore del torrente.

Il corso del torrente scende rapido e, dopo un percorso di circa 56 km (di cui 28 tra i monti fino all’altezza di Castell’Arquato e 28 in pianura) si congiunge con il torrente Ongina, unito al quale, seguendo il confine territoriale tra la provincia di Piacenza e quella di Parma, dopo un corso di circa 2 km, sfocia nel Po.

L’invaso del Bacino di Mignano consente di immagazzinare ogni anno oltre 11.500 m³ di acqua per l’irrigazione “a scorrimento” del comprensorio consorziato in un periodo mediamente compreso tra i 70 e gli 80 giorni. L’acqua distribuita alle aziende viene prelevata da due canali collettori principali, che iniziano alla traversa di regolazione di Castell’Arquato che capta la portata della diga di Mignano . I due canali principali, in destra ed in sinistra dell’Arda medesimo, hanno uno sviluppo complessivo di quasi 60 km ????

L’odierno canale principale di sinistra altro non è che l’antichissimo “Rivo Sforzesco” scavato fra il XIV ed il XV secolo per uso irriguo e macinatorio, funzione quest’ultima non più espletata.

Dai due canali irrigui principali si diramano 180 km c.a. di canali secondari??? Da cui hanno origine i canali terziari, aventi una estensione di 152 km ?? che distribuiscono l’acqua, a pelo libero, alle singole aziende.

Nel complesso, quindi, la rete di distribuzione è di oltre 380 km di lunghezza, con un’incidenza media, sui 14.000 ettari del comprensorio, di m. 27 per ettaro catastale.

Il corpo d’acqua, fisso per tutte le utenze viene distribuito ai 21 comizi irrigui in cui è attualmente suddiviso il comprensorio, con un orario specifico stabilito. Tale sistema distributivo, assai rigido, impone necessariamente la costante presenza del personale di campagna. Ancora oggi la coltura del pomodoro resta uno dei principali cardini delle aziende agrarie del comprensorio . L’irrigazione non ha solamente consentito l’incremento delle foraggere e lo sviluppo, prima del tutto impensabile delle colture industriali, ma ha altresì provocato una vera fioritura dell’economia locale, permettendo il sorgere di molti stabilimenti industriali per la lavorazione dei prodotti.  

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